Biografia di Annalisa Cima scritta da Vanni Scheiwiller
Annalisa Cima è nata a Milano il 20 gennaio del 1941, da una famiglia di Lecco che aveva consolidate tradizioni nell'industria della carta, infatti alla Bonacina vicino a Castello dove era nato il nonno Francesco erano sorte tre cartiere due ad Arcquate e una a Garabuso.
Presiedute dalla Contessa Adele Corte Nova mamma del nonno Francesco delegata dal marito a dirigere le cartiere in sua vece, dato che lui s'occupava di andare a caccia e di giocare a poker. La villa della bisnonna Adele Cortenova Cima guardava sulla cartiera. Il padre di Annalisa, Giovanni Battista, era figlio unico di Elisa de Tomaalla e di Francesco Cima.
La madre Ileana Anna anch’essa figlia unica di Alice Schlesinger.
Annalisa Cima, quando i genitori si divisero, crebbe con i nonni paterni ed ebbe una particolare intesa con il nonno Francesco, un gobettiano visceralmente antifascista.
La famiglia Cima visse, durante i terribili anni della guerra, nella villa di San Giovanni Bianco, paese in cui il nonno aveva dato vita a un’altra Cartiera e in Svizzera dove nel 1944 muore la nonna materna Alice Schlesinger.
In quegli anni nella casa di San Giovanni Bianco trovarono rifugio molti antifascisti tra i quali il professor Federico Facheris che le insegnò i primi rudimenti di latino.
Annalisa Cima iniziò a quattro anni le elementari, come privatista, poi tornò a Milano in via Cosimo del Fante nella casa dei nonni e proseguì gli studi in Svizzera, ma a soli 16 anni si ammalò gravemente di polmoni e dovette sospendere per qualche tempo gli studi, che poi riprese conseguendo una laurea in ingegneria cartaria e in filosofia.
La tubercolosi, anche se superata con intense cure, determinò l’abbandono definitivo di molte attività e la costrinse a rinunciare allo studio del pianoforte a cui s’era dedicata fin da piccola; e allora riversò la sua passione per l’arte sulla poesia e sulla pittura. Già da bambina aveva coltivato le proprie letture, aiutata dall'insegnante istitutrice (Angelica), i classici da Dante a Pascoli e i filosofi prediletti del padre Titta.
Nel 1963 muore il nonno Francesco e Annalisa si riammala gravemente.
Dopo lo sfortunato destino degli Schlesinger che a Vienna avevano perso tutti i loro beni, anche i Cima in seguito alla morte del nonno subirono un grave tracollo finanziario.
Annalisa Cima lottò per difendere la nonna e sé stessa e la fortuna le arrise, facendole raggiungere una certa indipendenza finanziaria che le permise, già in quegli anni, di alternare soggiorni a New York, Parigi, Roma, Rio de Janeiro, San Francisco.
Nel 1965 espose al Cavallino di Venezia.
Fanno seguito molte mostre in Svizzera, Brasile, U.S.A. e in Giappone dove conobbe Akira Kurosawa che rivedrà spesso a Cannes e che nel 1965 presenterà una sua mostra di disegni a Tokio.
Sempre nel 1965, a Ginevra, rivede lo storico Marc Slonim e l’architetto e critico Alberto Sartoris con la moglie pittrice Carla Prina.
Sartoris scriverà la prefazione ad una monografia di pittura di Annalisa Cima edita dalla mia casa editrice: All'insegna del pesce d'oro nel 1968.
In quegli anni conosce Giacomo Manzù, Marino Marini, Aligi Sassu, Max Ernst e Pablo Picasso, frequenta l’avanguardia americana con l’amico critico Alan R. Solomon.
Ugo Mulas fotografa tutti i quadri e le sculture di Annalisa Cima per una monografia che Ezio Gribaudo vuole stampare nelle edizioni dei Fratelli Pozzo di Torino, prefazione di Giulio Carlo Argan; ma la monografia non si farà mai, perché Annalisa Cima decide di troncare la sua brillante carriera per ribellione al cliché che galleristi e critici le volevano imporre per ragioni di mercato.
Furono quelli gli anni degl’incontri letterari: nel 1967 conosce Murilo Mendes, poeta e critico brasiliano, il musicista Gian Francesco Malipiero, Marianne Moore, Jorge Guillén, Aldo Palazzeschi, Giuseppe Ungaretti, Ezra Pound, e tutti questi incontri, sotto forma di prose poetiche, confluirono nei volumetti della collana"Occhio magico" pubblicati dalla mia casa editrice all'insegna del pesce d'oro.
Nel 1968 incontrò Eugenio Montale ed ebbe inizio una grande amicizia basata su una profonda stima reciproca che si materializzò in: "Eugenio Montale, via Bigli, Milano", all'insegna del pesce d'Oro 1968, "Incontro Montale", all'insegna del pesce d'Oro 1973; "Profilo di un autore: Eugenio Montale", Rizzoli 1977. Inoltre nel lascito montaliano che edito prima, in 12 plaquettes dalla Fondazione Schlesinger, confluirà in:
"Diario postumo", Mondadori 1991,
"Diario postumo, 66 poesie e altre", Mondadori 1996.
In quegli anni A.C. scrisse molte poesie che dedicò al Poeta.
Sempre negli anni tra il 1968 e il 1972 a Roma frequentò Alberto Lattuada, Luchino Visconti, Gian Giacomo Feltrinelli, Antonio Pizzuto e Albino Pierro, nel 1977 conobbe Gianfranco Contini e incontrò Pier Paolo Pasolini. Dell’avanguardia del Gruppo ’63 frequentò Giulia Niccolai, Corrado Costa, Adriano Spatola.
Nel 1973 a seguito del volumetto "Incontro Montale", conobbe a Milano Cesare Segre e con lui per anni s’instaurò un’intesa letteraria, curarono insieme vari volumi e Segre dedicò due prefazioni alle poesie di Annalisa Cima. È dello stesso periodo l’amicizia con Roman Jakobson e Meyer Schapiro.
Nel 1978 Annalisa Cima con Eugenio Montale e Cesare Segre danno vita alla Fondazione Schlesinger e invitano a fare parte del Comitato Scientifico alcuni amici scrittori.
Annalisa Cima, a tutt'oggi, è presidente della Fondazione Schlesinger, di cui, dopo la morte di Eugenio Montale, è presidente ad honorem Rita Levi Montalcini.
Così la passione per la musica, la pittura e la poesia sono confluiti in un percorso di larghi interessi artistici e letterari, da anni infatti, cura anche le edizioni della Fondazione Schlesinger, e del fondo Autografi.