Annalisa Cima
Con Marianne Moore (prosa)
“Occhio magico”n. 6
a cura di Vanni Scheiwiller
con una prosa poetica dell’autrice
e dodici fotografie di Ugo Mulas.
All’insegna del Pesce d’Oro,
Milano 1968
"Non fumo perché ho troppi pensieri, ogni giorno interviste, televisione, sono sfinita, spero di arrivare al mio compleanno. Mercoledí, 80 anni, c'è mercoledí? Va a Milano? Non conosco Milano, Venezia sí, questi due cuscini sono di Venturi, quarant'anni fa li pagai 80 dollari, cari, ma Venezia è la città che io amo di piú; conosco Verona: San Zeno con il quadro di Giorgione, e l'altro di Lorenzo Monaco. Anch'io dipingo, fiori, paesaggi. Vivo sola con questi miei animali, purtroppo soprammobili, ma tempo fa ho tenuto un piccolo alligatore nella vasca da bagno per venti giorni".
Si siede, si liscia la gonna, le mani bellissime, il nastro bianco nei capelli, gli occhi azzurri le si illuminano: "La sua borsetta è di coccodrillo? Adoro le borsette e i gioielli; me li regalano: questo è un collier di Bucellati, restano lí. Il lucro è un peso morto, lo dico anche nel mio libro Tell me Tell me. La musica è vera ricchezza per me, amo la musica, tutta, suono l'armonica a bocca, vuol sentire? Da bambina mi hanno fatto studiare canto e pianoforte, mia madre, da buona irlandese. Vuole sapere cosa amo e cosa detesto? Amo Giorgione, Vivaldi, Eliot e Pound, detesto Picasso e le minigonne".
Non ho piú bisogno di chiedere di domandare: il salotto le tre camere contigue strapiene di libri le sue poesie lei che parla di cose frivole piacevoli, questa donna eccezionale tra fiori di vetro con vetri appannati alle spalle: Marianne Moore è rimane la cosa piú vera nel cuore di New York al di là di New York, negli occhi i fiori di vetro tracciano piú segni che righe; so cosa possiede: tutto ciò che di vero si può sentire ma non si può ripetere.