NOTA DI VANNI SCHEIWILLER
Scrive l'autrice nella premessa: "Finalmente potevo ritornare a dipingere nudi e teste, rifiutando il cliché che mi volevano imporre". Fu Max Ernst che in quegli anni la incoraggiò a immettere elementi figurativi nelle composizioni astratte. La Cima aveva conosciuto Max Ernst nella galleria di Jolas a Milano. Ma poco tempo dopo, conscia che il mercato e i galleristi percorrevano una strada a senso unico, la Cima non espose più, dedicando i ritratti a matita ai soli amici. Ha tracciato così, lungo gli anni, un taccuino di ritratti-ricordo, da Marianne Moore a Eugenio Montale, da Aldo Palazzeschi a Giuseppe Ungaretti a Rita Levi Montalcini e amici più giovani, come Marisa Bulgheroni, Vico Faggi e il sottoscritto. A tutt'oggi la Cima continua questo esercizio, nella speranza che "l'estetica e l'arte salvino il mondo recuperando l'etica e il pensiero che altrimenti si potrebbero tristemente annullare". Così scrive Montale, "... hai già tre talismani: / penna, musica e colori".
Trasformazione, 1969
Alla Cima cantata da Montale nel Diario postumo, il Poeta dedica tra gli altri alcuni versi per descrivere la sua poesia: "I tuoi cristalli trasparenti / non periranno nella funerea scia, / già travalicano le lugubri scacchiere / che decidon le sorti. / Nell'ora cara agli dei / tutto muterà d'un tratto, / era già scritto." Annalisa Cima è passata al logos, la parola che "ci possa salvare", nel desiderio utopico d'una repubblica platonica, d'un mondo dove muse e arte trionfino. Dove poter dimenticare spartizioni e qualunquismi per vivere nel sogno del bello, come dèi dell'Olimpo, in un "falansterio" per soli musici, pittori e poeti dal quale sono banditi interessi e vili ambizioni, privilegiando la metafisica della parola, del gesto, del suono, per trovare insieme l'Eden dimenticato.
Vanni Scheiwiller