PAESAGGI INFORMALI E PAESAGGI ASTRALI

Dualismo e ambivalenza della pittura di Annalisa Cima

1964 - Dualismo
Per colpa di quell'incerta fraseologia, di quelle verbose e misteriose locuzioni che spesso prestano oggi alla critica d'arte attribuzioni di scarsissimo interesse, risulta molto difficile intendersi ed orientarsi nell'intricato vespaio ove s'affrontano, in modo caotico, le varie correnti della pittura contemporanea. Piuttosto che tentare di inserirla faticosamente in una delle anonime caselle di questo affannoso ed inconcludente carosello di definizioni prolisse e senza speranza, poniamo più volentieri la pittura di Annalisa Cima in un campo alieno da pregiudizi, in un ambiente che consenta di analizzarne l'arte secondo intendimenti dettati dalla chiarezza, dalla logica e dalla semplicità.
Il dualismo di cui parla Annalisa Cima, sul quale essa appoggia insistentemente la sua estetica e che caratterizza la sua maniera attuale, è però soltanto oggetto d'intenzione e non di forma. Originata da una duplice visione di essenza fantasmagorica e pur perseguendone lo sviluppo su due binari distinti, la sua pittura si mantiene coerentemente unitaria. Il parallelismo compositivo di Annalisa Cima associa con brio affascinante naturalismo ed espressionismo, spogliandoli dei loro elementi farragginosi mediante un sottile processo di decantazione.
Se vi sono perciò anche due modi di giudicare questo parallelismo intenzionale, sia che esso venga accostato con maggior attenzione dal lato naturalistico o avvicinato dal lato espressionista, si deve pertanto ammettere che Annalisa Cima ha saldato due principi contrastanti in una sola armonia. Infatti, risalendo il corso della sua ispirazione sino alla causa prima, si osserva la radice particolare che l'ha mossa, come si percepisce agevolmente che un unico motivo plastico è stato sin dapprincipio accuratamente nascosto dietro un movimento calcolato di concetti alternativi. Questa presenza sorgiva ed incalzante di una estetica che accoppia complessi antagonistici, non sfocia affatto nell'ambiguità. Annalisa Cima raduna sembianze opposte in un sistematico equilibrio plastico e cromatico. Oltre le terrene forme mobili o pianeggianti e gli addensamenti nubilosi di cieli forlgorati da straordinarie apparizioni, la sua pittura ordina composizioni ed assiemi ove i contrasti creano analogie accentuate da improvvisi fasci d'ombre o di luci.
Convergenti verso un polo d'attrazione singolare, le forme plastiche elaborate da Annalisa Cima non hanno nulla di aneddotico o di pittoresco. Sono forme eleganti prodotte da uno slancio intimo e perspicace che cerca garbatamente la via più aperta alla fantasia, ai ritmi e ai colori: slancio che sembra affrancarsi completamente da certi simbolisti ed ingombranti costringimenti.
1967 - Ambivalenza
La pittura di Annalisa Cima è entrata in una nuova fase, come d'altronde l'estetica che l'ha suscitata, prodiga di attrattive e di profondi riflessi. Non si tenterà qui una analisi completa della sua opera, Annalisa Cima essendo impegnata in più vaste competizioni. Si insisterà, sullo spirito di sintesi che costituisce oggi uno dei principali moventi della sua arte.
Queste considerazioni, dedotte da paragoni anteriori, svelano una fiorente germinazione. Si concepisce allora che l'artista abbia cercato di ampliare il suo campo visivo, perfezionandone lo stile, modificandone le proporzioni. Ciò che è d'altra parte più sorprendente, è quella volontà ovunque manifesta di trasmutare il volume assorbendolo nella superficie.
La trama iniziale rimane percettibile e l'affinità evocabile, ma il significato dell'opera cambia totalmente. Infatti, la prima idea è stata ripensata in funzione di un concetto tendente ormai ad illustrare l'essenziale di una esperienza selettiva.
Il numero delle forme adottate, volontariamente ridotto, non deve sfuggirci, poiché non restringe minimamente il campo visionario e immaginativo di Annalisa Cima. Questo principio traduce pienamente un congegno plastico flessibilmente gerarchizzato che magnetizza regolarmente il colore. Con mezzi eminentemente sensibili, il carattere intimista di questa pittura si identifica al linguaggio segreto della poesia ermetica. Ciò che, senza dubbio, l'ha spinta ad avvicinarsi maggiormente al disegno lirico che a quello geometrizzante.
Procedendo spesso da imperativi categorici, i segni plastici che ne scaturiscono tracciano schiettamente le spartizioni unificate e traslucide caratterizzanti la spontanea originalità della sua pittura attuale. Non incontreremo perciò nessuna difficoltà per scoprire il cammino recondito seguito da Annalisa Cima per dare rilievo alle diverse sfaccettature del suo mondo particolare. In modo corsivo, ma tagliente, i suoi colori rivelano la loro presenza come una confessione di felicità. Lo svolgimento del suo sistema si è attuato secondo un metodo mediato, ma tuttavia molto preciso.
Non si elabora una pittura così francamente svelata con un mazzo di deboli coincidenze. Una sicurezza ha certamente condotto Annalisa Cima allo stadio odierno della sua arte. Per questo appunto, ci si rende conto che senza esitazione ella continui a fissare il senso e la vitalità delle correnti che l'orientano. Si intuisce pure come un sostrato di immagini, già intraviste ma incompiutamente formulate, abbia potuto incorporarsi in una struttura determinante, per stabilire quei punti interrogativi policromi che animano gli orizzonti da essi socchiusi.
In un mondo spesso servo del tramezzamento del pensiero e del settarismo delle opinioni preconcette, queste composizioni trinitarie, queste pagine di chiara e libera sintesi provano che Annalisa Cima personifica i segni incantatori di una serie di temi spirituali stigmatizzanti la falsa rivoluzione dei miti e l'antagonismo di quelle teorie antiquate che hanno avuto soltanto una esistenza fortuita ed accidentale, all'infuori delle ragioni concrete della storia dell'arte.
Oggi, il dualismo temporaneo di Annalisa Cima si è trasformato in una ambivalenza creatrice
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Alberto Sartoris

 

Rispecchiamento, 1964
Olio su tela, 56 x 80 cm
 

 

Macchie solari, 1966
Tecnica mista (olio e acrilico), 96 x 138 cm

 


Spettro della fotosfera, 1966
Olio su tela, 56 x 80 cm

 


Prateria infuocata, 1967
Olio su tela, 150 x 95 cm

 

Nannar, (Luna per i Babilonesi), 1967
Tecnica mista (olio e acrilico), 200 x 95 cm

 

Spettro della cromosfera, 1967
Olio su tela, 200 x 95 cm