Annalisa Cima
"Per i segnalibri di Angela Caremi",
in Angela Caremi, Ritrovarsi tra le pagine,
La vita felice, Milano 2000
Angela ci ripropone lo straniamento di un referente attraverso il mezzo espressivo che è il segnalibro e sembra volerlo identificare con un segno o segnale.
L'indicare è aprire una finestra-visione per evocare lo stimolo del ricordo che si esprime in una suggestione; è rivelare, designare e in questo caso disegnare, attraverso il segnalibro, una mappa che travalica i contenuti del libro.
L'indicatore di pagina può essere, esso stesso, indicativo d'un messaggio: con alberi, rami, imbuti, volti scomposti nel caos del quotidiano, librerie, angurie e cavallette, fanciulle e serpenti, simboli magici di un immaginario che sconfina nelle Mille e una notte.
Angela mostra cosí il suo eclettismo; sempre varia e allusiva, con lettere e colori indica la via smarrita della lettura, per dar vita e voce ad un punto specifico che riassume contenuti e umori dello scrittore e del lettore al tempo stesso.
Il lettore sposta il segnalibro e lo straniamento del simbolo diviene totale. Il segnalibro segue il percorso di lettura continuando ad indicare, oggetto d'arte nell'arte, estraneo, ma appartenente al mondo delle cose. Posto su un tavolo o tra le pagine resta quadro vivente d'un evento, d'un giorno, d'un'ora in cui il pensiero s'è fermato per divenire ricordo.
E Angela si muove nel suo bosco incantato, cristallizzando i simboli per abbracciare l'indecifrabile.
L'antica favola dell'additare un microcosmo che convalidi l'intorno si ripete.
Cosí il vuoto sottintende un pieno, la luce le ombre e il segnalibro un percorso entro il quale perdersi per ritrovarsi.
Annalisa Cima