Annalisa Cima
Quattro Canti (poesie)
con prefazione di Pierre Van Bever e
quattro seriografie a colori dell'autrice
in cento copie numerate, impresse dalla
stamperia Valdonega,
Verona, 1993
presentazione di Pierre Van Bever a
QUATTRO CANTI
Il significato dei colori e la loro percezione variano molto secondo i popoli e le persone. Si può però estendere ai colori nella poesia di Annalisa Cima quello che Cesare Segre ebbe a dire della sua memoria poetica.
Se gli antichi Cinesi mettevano il nero al Nord e il rosso al Sud, Annalisa Cima rimane fedele alla assiologia cristiana della luce e dell'ombra. Per parlare come Runge, la sfera dei colori di Sesamon è quasi completa: bianco, verde, rosso, grigio, azzurro-celeste. Manca il giallo. Dominano il verde e il rosso, il verde idillio e il rosso fuoco-febbre d'amore che "consuma" ed è già "febbre di annientamento". L'idillio Annalisa-Cherubino termina sul tema di Amore e Morte.
"Stirb und werde!" diceva Goethe in Selige sehnsucht. Nostalgia dell'anima mi sembrano anche le ultime poesie di Annalisa Cima: "il rosso s'attenua, la paura s'allenta (…) Ti ho vinto nemico. Torna nel braciere. Scorri dove dico, fuoco che non sai languire".
Nell'Ipotesi d'amore si ritrovava l'"utopica struttura" e i "soliti luoghi colorati di fideistica attesa" di Sesamon, mentre la "scolorita" noia lasciava il posto al sole, "colore che muta e invita a perdersi nel solco che dall'ansia dirama". Vince la Luce, come nella sfera di Runge i colori si disperdono al centro.
Nelle più recenti poesie l'evocazione malinconica dell'amica scomparsa, Armanda Guiducci, ricorda sì "il colore della morte" ma anche il bianco del "campo di seminagioni" che vince il blu dell'agonia, come attraverso il blu e il rosso delle vetrate cattedrali filtra un colore più puro, la luce dello spirito.
Anche l'ultima poesia, con vago ricordo di Stanze nelle Occasioni, dissipa quell'"oscurità che scende su chi resta".
Già in tempi paleolitici i nostri antenati coprivano i loro morti di ocra.
Pierre Van Bever