Annalisa Cima
Sesamon
Introduzione di Cesare Segre
Ugo Guanda, Milano 1977
Comporre il dolore
entro quadri quadrati
e reti di rete,
terminare il dolore
in un itinerario gioioso
in un luogo già visto
in un orto concluso.
L'itinerario comincia dal perduto
prosegue nel dissolto
finisce nell'opacità.
Traumatizzati sopravvissuti
per non ridurci al racconto
per non volerci salvare
cerchiamo
entro quadri quadrati
e reti di rete
meditazioni per-mutare distruzioni
in simbiosi di energie emerse.
IL LIMITE
Da giorni le cose che dicono: dicono
appare l'dea corre se corre
a creare il risveglio
il giorno del vedere
dove immagini e giochi
finzioni e fuochi
dire per dire
scorrono senza vertigini di gloria.
UTOPICA STRUTTURA
Utopica struttura
in cui vivere.
Di luoghi intatti
coralità sospese.
Senza rilievi sempre soliti
per consentire
solo soliti luoghi colorati
di fideistica attesa
discesa
verso suoni passioni.
Laridi corsi via
finzioni arbitrarie
azioni lasciate
smarrimento trovato
momento
per riprendere il volo.
METAMORFOSI DEL CANTO
Metamorfosi del canto
mentre uno stesso volto
si moltiplica
e segni si trasformano
e ferite a lacerare simboli.
Qui fiori usciti da dove
fioriti uguali
su strade di grigio
là i fiori del non ancora detto
soli incerti
cresciuti nel letto
che vieta generarli altrove.
ALTERNANZE
Alternanze stranianti
dissolventi
congegni postulati
a esplicare mutazioni
in semi-cerchi di desideri.
Dove
un solo angolo di possesso
ha bianco intorno
dilatati occhi
specchi al vedere
dove anche il correre è correre
senza vinti o vincitori
per un respiro.
FRAINTESI
Trovata la forza
per combattere
il giudizio gli altri.
L'irriducibile
mondo di regole.
Siamo
in non-tempo e non-luogo
incerti del presente
rimbalzati
in un mondo di ricordi a ritroso.
Randagi
senza dimensione
senza sostegno al vivere
fraintesi.
FEBBRE DI MALATTIA
Segmenti oscillanti
nell'oscuro dei numeri
segnano il passo
alla continua dimensione
di paura.
Le ore stringono enigmi
di pulsazioni
tendono lenti-dolenti
di mistificazione.
Ho visto correre via
il poter correre
per una immobilità
in luogo di giochi.
E l'attesa tesa al guarire
non divide l'avido avviso di fine
inverante il momento.
LO STIGMA
Nello stigma
simbolo di sicurezza
schermo al sentire
è la risposta individuale.
Azione del prendere
per perdere se stessi
nei postulati evocati
nel sonoro di colpi disciolti,
nel realismo materiato
breviloquio di violenza
codice di simmetrie.
Venisse un vaniloquio
assente
venisse un'antografia
dicente
dove conciliarsi è vitale
dove innestare lo stigma
per esperire il fondo
dei nostri desideri.
NEGLI OCCHI-TERRA
Negli occhi-terra il panismo
di chi non trova il fermarsi
ma ferma il guardare
al gesto riconosciuto
e nel capito
nella nebbia della realtà
straniato, dissolto
tra labili intrecci perduti
in un tessuto di richiami
chiede alla folgorazione
conferma ai postulati
dove negare per cercare
cercare per essere
tra due inutili
tra diversi avvenuti
è diradare l'angoscia.
PROCESSO DI DISSOLUZIONI
La tensione e poi
il dire nel dire
sciolto il luogo e il dove
per fluire cronaca nella cronaca dei giorni.
Fatti propri il porre
deporre
congelate immagini
per un nulla di mani.
Per essere disciolti in rievocazioni
per essere cantori di cori amebei
per essere lunghi cortei
processo di dissoluzioni.
DANZE D'AMBIGUO
Danze d'ambiguo vissuto nella nebbia
sotto
lampade assetate
soffitti di vetro
e ombrelli sonori.
Dove il grumato oscura occhi
smalti di luci
e ingrossa la pupilla in grida,
vi è luce piú lontana alle lampade
rampe scampate alle volizioni di continuità
ai continui spasimi in generationem
generanti ambiguità.
L'identico io impotente
per un nulla noto
per rimediare illusioni
derisioni evitate sottilmente
e giocate nel fondo
profondo vano.
GRIDA
Grida gridai
nelle evenienze in cui ci si dibatte
il combattere con scudi d'echinoidi
nel disnovarsi di ore minuti luoghi
è immergersi per non pensare;
trovare allora zig-zaganti strade
tra il velame-pelame di boschi
e tra pareti rotonde
ricordando il disgelo
perdersi in arsure.
SOLO SE
Indifferenze lasciate
per l'inconscio
l'ebrezza tra pareti
la scelta originaria
per un sogno calato nel linguaggio
senza veli
steli eretti a significare…
motivare immagini
del se e solo se.
AGONIE ROVESCIATE
Decontratto tra vetri il sole
è sempre sole
strappa al sonno
agonie rovesciate
per un solo sole.
Risveglio verde di luci che incalza
con echi di presenze.
Remota l'ansia
affacciata ex itinere del sogno.
Ritorni sottesi
immagini divaricate
reali sovrapposti
passati congelati
calati in rituali inattesi.
ANDARE
Andare per luoghi risaputi
per angoli antichi-aprichi
dagli azzurranti contorni
per ritorni di omofonie
portate sui giorni.
Dove
lacerti di gioia
incerti sentieri nel dripping
dei nostri voleri
saranno specchio al riconoscimento.
E allora sfiorare come vento i sudori
sentire umori brevi vegetali
condotti da condotti efferenti.
E come cortine di brine
andare verso il medesimo andare
per sussulti concordi
per omogenei strappi
reviviscenze pregenitali.
E come temporali d'autunno
tempeste marine
mattine
in improvviso mutamento
uscire dalle soglie del finito
disciolti.
ACERBA CETRA
Acerba cetra di cerva
suona melodie ai noviluni
sfogliando semi
nelle spirali del passato.
Mani intrecciate
tra i rami del non ancora
lasciate sotto coralli di parole
ad aspettare orbite stupite.
Doni di sé ritrovi
"Noli me" ripetuti all'infinito
tra bagliori d'inganni.
Consumate mani e lingue
siringhe soffiano sotto-pelle
desideri alternati
e isolati in cieli di nebbie
precediamo la pienezza del centro.
FALSA OPINIONE
Quasi a leccar l'immagine del vero
quasi che non immaginassi il detto
al di là del dire.
Basta un nome a falsare un'opinione.
Potessi in cima ai miei pensieri
ritrovarti desiderio perenne
indenne da ascensioni perdute
da cadute
metterti con i giorni ed i voleri in pila
senza produrre fila di discendenze
tante cime distrutte
per-forare il fondo
e con-cima-re
di scíbala la sola
strada conosciuta.
RISALITE NEL TEMPO
Un numero infinito di possibili
sospesi in fluttuazioni.
Occhi ipotetici incerti
nella plenitudo di solitudine
nella nevrosi che torna
con proiezione d'inserti
per scontri fuori dell'io
e risalite nel tempo.
VERITÀ DIVERSE
Nebulotica perfusione di voci
nel perdurare di immagini
da dimenticare
per correre verso nuove dimensioni
dove
permutazioni sono
ammissioni di verità diverse.
DOPO
C'è un dopo
anche nel giorno dopo
giorno dopo l'amore
giorno dopo la morte
giorno dopo giorno
che ritrova domani
già scontati, diversi.
C'è un domani
che non ha dopo né mai
se non ami e se ami
ha sempre e giorni.
E prima che tu dica la tua convinzione
non ci sarà
né legge
né chi ci prosegua.
Non porre un dopo è solo amare
essere nel presente
con assenza di tempo.
INTER-AZIONI
Le nuove inter-azioni
lacerazioni
conflitti tesi malintesi
lasciati per rituali
a diverse dimensioni.
Per finire con il proprio segreto
per la parola non detta
per una retta non soffocata
per azioni e ancora azioni
sospese.
VANEGGIANTE PRESENTE
Primavera
d'atmosfere sonore
riproponi
questo mutato odore questa
melodia: stupore da portare
non per gli usati cammini
ma per allacci e grida
andando insieme
nel tutto assente
vaneggiante presente.
GRAVITARE
Gravitare in un presente
dentro misteriose identità
perdute
ritrovate
sottilmente dissolte
svanite in contraddizioni
sospensioni larvate
desideri di una forma chiusa
preclusa strada d'ampie aperture.
MEDUSEE OCCHIATE
L'altra faccia della presenza
Saturno dal cristallino inerme
con anelli a cintura
dove annegano
paura
passioni
seduzioni pietrificate
dall'usura delle ore
da medusee occhiate
emerge da distanze remote
nell'abbandono di sortilegi.
L'ABBAGLIO
L'abbaglio involontario
negazione di falsi splendori
allori
è controcanto alla staticità
per ritrovare il momento
del dire
che dice l'oblio.
RIAFFIORARE
Dona la sorte
inattesa gioia
porta doni che forzano
a tornare.
Con senza fede
nel fuggito via
incastro di mille cortecce
matite assopite
scriventi in sol minore
il dolore
di non rivedere quel colle
di flag azzurro-celeste negli occhi
del ridente indovino
un giorno smarrito.
HO PERSO UNA CANZONE
Ho perso una canzone
per parlare ai fiori
trovati nello spacco
della tua dimensione.
Diceva:
asserragliare sguardi
per non essere colti
in discorsi sottesi.
Tracce ritrovate
urgenze celate
ellissi volute
per correre a parole
e brancolare con gole
aperte, sole ombre d'un canto
FEBBRE DI ANNIENTAMENTO
Il rosso nuovo
ha colore di febbre,
muove ebbrezze di brividi
consuma l'ormai inutile intorno
accende luci nel precario tempo
che ci separa.
E ancora ora dimenticata
ti ritrovo intatta, rotta solo
dal filo attorto a nuovi abbandoni.
Via il chiuso sofferto
inter-azioni
celate dietro bende di stucchi.
Oggi il canto è calato a condividere
la febbre del tre volte vissuto.
Oggi il parlare confonde
voci e lesioni
ulcerazioni profonde
affanni d'incerti futuri.
E affondano passati passi nel presente
riflessi in oscuri crittogrammi
portati per frazioni di stessi cammini
a rompere l'andare.
È LA SOLA RAGIONE
È la sola ragione
ingloba soli
transita in improvvisi calici di canto
e di fleurir ivre
questo turbato guardare intanto passa
dal gioco al riso a mani
che incurvano ricami di selle per lunghe corse.
Di là i ritorni con voce stentata
e il volo nel chiuso di fuoco
e il riso sepolto
tolto
all'impetuoso presente.
CELLULE GRIGE
Riannodare reti
di cellule grige
a sensazioni transeunti
perduto in vene smunte
il trasparente fluido
ondulatorio.
Riavvicinate lontananze
in cross-correspondences
per toccare il dire il detto
… vieni a vedere il letto
illuminato di noi
le frange di interferenze
previste sviste d'intensità.
Schemi specchi lenti
e granuli d'argento in emersione
con ottica ravvicinata
là dove latenti percussioni
balzano da uno stato r = rimozione
a uno stato s = sensazione
fra nubi di probabilità fascicolate
e alate sospensioni.
SENTIRE
Sentire che ti libri
cercando dimensioni
dentro le quali perderti.
Ho desideri nuovi
interfogliature
dove è annullato il passato.
CHIMERA MAI TROVATA
Quest'ecumene
non ha un luogo
di morbidi verdi
che reprimano dolori
accarezzino desideri
e poi deflettano
in sonniloqui lievi da poeti
alchimie pensieri desueti
adorazione del gioire.
Ha giochi di colli decomposti
azioni-verità
chimera mai trovata.
ACERO
Il conato dei desideri
sorprendono anche l'acero
solitario lontano
con lesione profonda,
versa pensieri verdi e salive
in forme nuove vegetali,
là dove esseri aprocti
succhiano umori
gonfiano la scorza
a inverare l'antropogonia
presente anche nel verde
dei rami lontani.
TEMPI LUNGHI
E potrai vedere dello sguardo il lamento
cogliere la ferita di millenni
e tramontare con il mio tramonto.
Saranno tempi lunghi
desideri capovolti
orme di mura
ma non battiti incerti
non frutti che spaccano
le loro bucce prima del finire.
CANCELLI ELEUSINI
Nulla di muto
se non dopo urlato il tuo dentro
rovesciato il sentire
sentirsi udito rientrare
ai cancelli eleusini dell'élan vital.
Nei giardini aperti
ero Demetra o Core
andavo lungo il temenos
sin che l'iniziazione
spiga e farina d'orzo
acqua e menta
ti dissetasse all'urlo supremo.
PREMERE L'INCERTO
Premere l'incerto
che porta cadenze
remote
cogliere il fuoco
dell'edonistico andare
cunicolo dilemma embrice
che tramuta
gemmate di colore
eriche su colline emerse
a straniamento
di finale abbandono.
IN VOLUTE DIVERSE
Per azioni isolate
e catene significate
procediamo
incitati dal coincidere di simboli
a guardare in occhi di luoghi
a riflettere in
specchi di finzioni.
Ci si dice se vogliamo
si gioca in volute diverse
e allora giochiamo.
RITORNI NON VOLUTI
Ritorni non voluti
il proporsi di sempre
annulla demenza
di vita non goduta vissuta
lontano dal tattile andare
immersi fantasmi in un bianco
alto nei dedali
che domani crolleranno.
INVERARE
Nell'incerto presente
il contatto che lega
a dimensioni uguali,
fraintese in aporie sospese,
sfiora mimesi
di consuetudini
di sguardi a ritroso
di immagini emerse a cifrario
di ritmi divaricati
di canti tornati ad inverare.
FILO DI FILI
Voglio il tuo
emunto incandescente
filo di fili
che corrono le vene.
LACERTI D'INCERTEZZE
Dove fessure e vuoti
lasciano diaspore
rapprese di eterno
hai dato contorni
a lacerti d'incertezze
fondo perforatore
sublime epicentro
di luoghi prenatali.
UN ASTRO DA DIMENTICARE
Uno stigma efferente
ha eluso la noia
e la finzione,
l'amore scivola
circoscritto un intorno
e il circostante è insieme
un astro da dimenticare.
ROVESCIARSI D'IMMAGINI
Ho sentito
una grandine d'avorio
rovesciarsi
per un solo grido.
IL GIOCO È LÌ
Il gioco è lí
fra le ruote del pianeta
sul satellite occhio
porta all'urto intermittente
nell'epicedio di sempre.
GRADINI
Risalire i gradini delle ore
per divagare
in alternate lontananze
genuflesso il volere
fino all'inverminire.
Poi il ritorno
rinonalia da affanno
con cadenze nuove.
E per luoghi, gradini
giuochi-fuochi
stanze del ritrovarsi
con te e non te
in proiezioni di vissuti
scendere, risalire
e ritrovare il tempo.
CORRIDOI DI PROFUMI
Similitudini di realtà
e brividi che percorrono l'astro
nel tentativo
di sottile ritrovo
portano il tempo nuovo
d'abbrivi verticali.
E i corridoi di profumi
lumi all'impallidire
sono incise sequenze
del cantarsi dentro.
E VIA LA STABILITÀ
E via la stabilità per l'instabile
per cercarsi fino nello spessore
dove sfumi coi giorni
e ritorni coi giorni
rannuvolato dai se
nel pomeriggio scuro-estivo.
AVVENTO A NUOVE FORME
Nel profondo ninfale
sapore vagheggiato
per soglie per grandini
ritrovo cammini aperti all'andare
sonnolento dello spento
spettro della notte.
E tu, mattina ritrovata,
liaison di sogni e realtà
mediatrice d'inganni
tu continuo dipani stupore
avvento a nuove forme.
PONTE
Nel limo verde
la solarità sfiora melme
superfici composte
di sovrapposte età.
Se la lanugine si apre
al tonfo remoto
il gracidare immerge
nello stupore intorno a ritrovare
il giorno di un medesimo cammino
materiato di suoni, di richiami.
Ami anche tu i tuoi rami
abbandonare per congiungerli
tra silenzi e sussulti
e niente può fermarne il ritorno
alla solarità che sfiora melme
età, spessori in verdi liquori
a rinverdire il giorno l'attimo
del tuo svanire, del mio.
EBBREZZE APERTE
Non vedo gli occhi delle nubi
né l'infoltire dei desideri
non la tenerezza del verde.
Dov'è l'andare
per raggiunte chiarezze
del mio forse?
Dov'è il passo che preme
a nuove incertezze
ebbrezze aperte a chi può staccarsi
e farsi cantore
del suo canto?
GIOCO SINUOSO
Verifica
al sorriso
gioco sinuoso alterno
di circostanze
nel divaricarsi
a immagine
intatti nella scorza.
VELLO STRAPPATO
L'opzione del sentire
l'immediatezza del guardare:
turni e riprese
interruzioni
nel dirsi fusi
ascese
frasi sospese
refusi
occasioni perdute
nel negarsi
intrecciando battute
sul rigo usato di un
vivere obliando.
Poi lasciare tempo e luogo
vello strappato
nel movimento del riflettersi.
ASPETTANDO
E sento venir da lontano
e accuso il tuo arrivare
Férmati all'apice
puoi scivolare
ormai sei perduto
dov'è il parlare anoetico?
Taci aspettando.
Torna a Poesie |