Annalisa Cima
Quattro tempi (poesie e traduzioni)
Introduzione di:
Marisa Bulgheroni, Lea Ritter Santini,
Cesare Segre
Traduzioni di:
Marianne Moore, Allen Mandelbaum,
Jorge Guillén, Pierre Van Bever,
Pamela W. Hadas, Hanno Helbling,
Lea Ritter Santini, Alexandre Eulalio
e quattro tavole a colori di:
Alina Kalczynska
Fondazione Schlesinger,
Lugano, 1986
Presentazione di Marisa Bulgheroni
QUATTRO TEMPI
Il testo che apre i Quattro tempi di Annalisa Cima - La forma - conserva, nella traduzione di Marianne Moore, l'originaria energia oracolare di un personale manifesto di poetica che si fonda sulla disciplina del distacco e ipotizza una perfezione della quale l'artista non partecipa se non nell'azzardo dell'attesa e della durata. A tre anni dalla morte Marianne Moore, la grande sperimentalista americana, sembra imprimere un sigillo testamentario al progetto di futuro dell'allora esordiente Annalisa Cima, quasi riconoscendo in esso una nuovissima formulazione di quella veggente cecità che lei stessa aveva attribuito alla mente creatrice: "La mente si fa strada a fatica/ come un cieco/ cammina con gli occhi a terra" (in The Mind Is an Enchanting Thing, 1944) o di quella disciplina della "veridicità", della precisione divinatrice, che sola qualifica il poeta: "Le parole costruiscono/ se sono vere; l'opaca/ allusione - il simulato volo nell'alto/ sono vani" (in Picking and Choosing, 1951), Nella trascrizione rigorosamente, e quasi misteriosamente, letterale dei testi di La forma (1965) e di Terzo modo (1965) Marianne Moore appone il proprio marchio al primo, rendendo il "si compie" italiano con un "it comes true" che, del compimento formale, trasceglie non tanto la finalità, quanto la necessarietà, la trasparenza. È in questa assorta attenzione alla formula poetica come curvatura unica e precisa nel disegno dell'universo che Marianne Moore si riconosce in Annalisa Cima; e, in nome dell'ardua necessità che accomuna la pratica della poesia alle scienze dell'oggetto e del soggetto, la battezza, nelle sue traduzioni, poeta. Anche Allen Mandelbaum, sapiente traduttore di poesia italiana, da Dante a Ungaretti, Quasimodo, Montale, e raffinato poeta lui stesso, l'atto del tradurre è una scelta che punta al riconoscimento e all'appropriazione, ma, in assenza di un'affinità decisiva, la sua resa del testo n. 1 di Immobilità (1974) mette a fuoco una sola tra le molte virtualità di lettura. La perentoria fenomenologia del distacco - forse decisione di abbandono, forse morte o partenza per un altrove - che è al centro dell'originale si trasforma, nel testo americano, in specifica stazione di un amoroso calvario grazie a due deliberate alterazioni interpretative: l'enigmatico "voglio ritirare, il mio corpo/ [ &] prima che si separi" è reso con "I would withdraw/ my body [ &] before we part", dove "we" (noi) chiama in causa un secondo soggetto, taciuto come tale nel testo italiano; e l'altrettanto ermetico "perché/ non ho creduto/ di proseguire qui" si fa esplicito in "because/ I did not think/ to come this far" perché una dolente nota temporale ("fin qui") si aggiunge alla recisa spazialità dell'originale. Così Allen Mandelbaum fa risuonare in Immobilità le tonalità erotiche che contrassegnano i successivi "due tempi" di Annalisa Cima. Pamela W. Hadas, che si qualifica poeta nell'area magica di Marianne Moore dedicandole una monografia (Marianne Moore, Poet of Affection, 1973) traduce A Cherubino con l'impetuosa volontà di fornire una scrittura parallela, di trasporne nel proprio linguaggio la densa materia verbale, ricca di allitterazioni, di rime occulte o manifeste, echi della grande poesia amorosa italiana, senza tuttavia tradirne il mito dominante: quello della solare corporeità dell'amato. Da un lato la Hadas connota il verso iniziale con l'arcaico "thee" (il tu di un solenne passato) e dissemina deliberatamente nel proprio testo gli intensi effetti ritmici e allitterativi dell'originale grazie a delicate alterazioni lessicali quali: "warmth weakening" (calore estenuantesi) per "calore calato" ; "the past frost" (il gelo passato) per il "passato congelato"; "the replay of a day" (la replica di un giorno) per "il ritorno di un giorno". Dall'altro lato ricorre all'innovazione suggestiva, come là dove rende "nel solco che dall'ansia dirama" con "in the way of anxious overgrowth (nell'ansioso rigoglio") come a moltiplicare l'intricata imagery vegetale che contrassegna l'eros nel testo italiano. Al di là delle scelte linguistiche personali i tre traduttori/poeti americani, in sintonia con una tradizione già moderna alle origini, mettono in luce, della poesia di Annalisa Cima, non tanto la complessa musicalità quanto la tensione intellettuale, e mirano a riverlarne l'inflessibile concretezza.
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